La domanda che mi viene posta frequentemente: “Il pappagallo becca, cosa devo fare?”

Fosse possibile dare una risposta sintetica, lo farei, ma non lo è per niente.

Per cominciare, se il pappagallo è arrivato a beccare significa che la moltitudine di discorsi che ci ha fatto coi mezzi che ha a disposizione (linguaggio del corpo e linguaggio verbale) non sono stati compresi e rispettati.
Già…a questo punto, voi vi domanderete “come si fa a capire ciò che ci vuole dire?”
Ecco, e questo è il primo step da superare per poter leggere i discorsi del pappagallo: imparare il linguaggio della Specie con cui si ha a che fare e parlo della base più elementare di questo linguaggio, considerato che esso dovrebbe essere raffinato dall’apprendimento durante la prima fase di socializzazione presso i co-specifici, vedi i genitori biologici.
Inoltre, per dirla tutta, siccome i pappagalli imparano dalle loro esperienze, a furia di esprimersi inutilmente con esseri umani che non li comprendono, capiscono che tutto quel comunicare è pressoché inutile e da un momento in avanti si risparmiano tanti “discorsi”, arrivando a beccare senza preavviso. O, peggio, abbassano il capo come per farsi accarezzare (sanno bene che è ciò che abbiamo preteso senza il minimo rispetto della loro volontà) e sul più bello, beccano: accorciano i tempi, sanno che li andremo a finire e li ci aspettano per dirci a voce alta “smettila di importi!”.

Diviene altresì impossibile risolvere il problema con la collaborazione del pappagallo anziché imporsi, se prima non si conosce come il pappagallo concepisce la gestione dello spazio e quali indicazioni errate, spesso inconsapevoli, gli abbiamo invece offerto in precedenza.
Dunque è necessario conoscere, concepire e gestire gli spazi, secondo il pappagallo.

Imparato a gestire i primi due step, se si arriva a prendere una beccata dal pappagallo, significa che nonostante capiamo ciò che ci sta dicendo, ce ne infischiamo; quindi, come dar torto al pappagallo?

Vi diranno in molti che quando si prende una beccata, non si deve reagire in alcun modo.
Non reagire in alcun modo prevede che abbiate una sopportazione del dolore estremamente sviluppata, cosa non così comune e nemmeno tanto eroica (la definirei piuttosto insensata) e, se è vero che non reagendo non si rinforza in alcun modo la beccata del pappagallo, è altrettanto vero che gli si comunica “guarda, nemmeno col tuo potente becco sei in grado di difendere il tuo Spazio Intimo”: lo Spazio Intimo è quello attorno al corpo del pappagallo…del resto generalmente le beccate le si prendono quando mettiamo la mano troppo vicino al pappagallo.

Mostrando al pappagallo che nemmeno con una beccata riesce ad allontanare ciò che per lui è un disagio, gli stiamo dimostrando che non gode di alcuna competenza nè sociale nè territoriale: caspita! L’esatto opposto del vivere bene, l’esatto opposto della serenità.
Quindi, così facendo, non stiamo creando una relazione, ma una sudditanza in netto contrasto con il Wellbeing…

Ma cosa è il Wellbeing, vi domanderete?
E’ il principio dello “star bene”, quello che consente all’animale di esercitare le proprie necessità etologiche e tutti quei comportamenti che gli permettono di vivere in armonia con l’ambiente.
Quindi dobbiamo doverosamente transitare da un concetto di Welfare = benessere, che vede l’animale ben alimentato e stabulato, ad un concetto di Wellbeing.


Altro discorso è quello delle aggressioni, ossia quando il pappagallo vola o salta addosso a qualcuno per aggredirlo a suon di beccate. Non stiamo trattando questo argomento che invece merita una comprensione ancora più vasta di ciò che è una gestione corretta, fatta di Spazi rispettati, richieste invece di comandi, collaborazione invece che obbedienza.
Questo argomento sarà sviluppato in un altro articolo.


Stiamo parlando di animali gregari per cui il gruppo sociale rappresenta un tassello essenziale, immancabile per la sua sopravvivenza: che senso avrebbe cacciare tutti (anche fosse meno uno, il preferito…) per restare soli o al massimo in due ad affrontare questo difficile mondo? Infatti di senso non ne ha, se non per allontanare la distruttiva imposizione che rappresentano le nostre maldestre azioni nei confronti dei pappagalli.

Quindi: il primo passo sta nel non arrivare proprio alla beccata e lavorare creando un rapporto di rispetto reciproco e di fiducia tali per cui il pappagallo non avrà alcuna ragione di beccare nessuno. Giungere a questo punto significa saper applicare un approccio a 360 gradi che implica studio, conoscenza e lavoro.

– Domandate, al posto di comandare. 
– State a distanza rispettosa, al posto di invadere.
– Siate attraenti in quanto individui educati e coerenti, al posto di costringere.
– Offrite, al posto di ricattare.
– Siate elastici, piuttosto che rigidi sulle vostre pretese.
– Date tempo e rilassatevi, anzichè fare sessioni di ripetizioni. 
– Investite tempo e pazienza, anziché avere fretta.
– Dimostrate di avere fiducia nell’intelligenza del pappagallo, capisce senza bisogno di diventare un automa. 

Se il pappagallo becca, resettate le vostre convinzioni, cambiate punto di vista ricominciando da capo.
Una relazione si basa sulla serenità, sulla libertà d’azione, sulla libertà da disagi (fame, paura, dolore, scomodità, dipendenza…), su ciò che è la fiducia nell’ambiente e nei suoi frequentatori. Mai sulla volontà e il controllo di uno sugli altri.

Ricordate che i pappagalli non sono animali che vivono solo d’istinto ma, al contrario esatto, essi hanno una lunga fase di apprendimento necessaria per poter affrontare la vita; non basate mai l’insegnamento sulla dipendenza da voi o dal cibo e nemmeno basatelo sulle vostre umane deduzioni. Ogni specie aggiudica valori agli eventi in base a simboliche specie-specifiche, che non sono quelle umane.

Questo articolo vuole essere un seme che spero germini nella vostra mente, così da comprendere che vi sono molti fattori da tenere in considerazione e su cui lavorare per la soluzione definitiva e in armonia del tema qui trattato.